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Ue, la riforma della Politica agricola comune dalla A alla Z-1-

26 Oct 2020


La riforma della Politica agricola comune (Pac) è stata al centro del dibattito politico nelle istituzioni dell'Ue la settimana scorsa, con l'approvazione (largamente inattesa) della "posizione negoziale" dei ministri dell'Agricoltura al Consiglio di Lussemburgo, nelle prime ore di martedi' 20 ottobre, e poi di quella del Parlamento europeo, venerdi' 23 ottobre, dopo una lunga serie di votazioni di quasi 2mila emendamenti nei giorni precedenti.
Puo' cominciare ora il "trilogo", il negoziato a tre fra la Commissione, il Consiglio (rappresentato dalla presidenza di turno tedesca) e i rappresentanti del Parlamento europeo per arrivare a un accordo sul pacchetto, costituito da tre regolamenti, il primo sui nuovi "Piani strategici" nazionali della Pac, il secondo sull'Organizzazione comune di mercato (Ocm), e il terzo sulla "governance", ovvero il Finanziamento, la gestione e il monitoraggio dei sussidi. Secondo il consenso raggiunto in Consiglio, dopo l'approvazione definitiva dei co-legislatori, la riforma dovrebbe entrare in vigore pienamente nel 2023 per durare fino al 2030, a seguito di un periodo di transizione di due anni (2021 e 2022) in cui verrà sostanzialmente prolungata l'attuale Pac.
 
QUANTO VALE LA PAC - La Pac è ancora oggi una delle voci più importanti del bilancio Ue, e ne rappresenta circa un terzo del totale. I suoi sussidi sono divisi in due "pilastri", i pagamenti diretti (primo pilastro) e i fondi per lo sviluppo rurale (secondo pilastro). Nel nuovo bilancio pluriennale dell'Ue (Qfp), a prezzi correnti, per il periodo di programmazione 2021-2027 sono stati previsti 270,044 miliardi per i pagamenti diretti (di cui quasi 25,400 miliardi per l'Italia) e 87,441 miliardi per lo sviluppo rurale (di cui 9,748 miliardi per l'Italia), per un totale di 357,485 miliardi. A titolo comparativo, le sovvenzioni previste dalla "Recovery and resilience facility" (il cosiddetto "Recovery Fund" del piano di rilancio post Covid-19 "Next Generation Eu") sono pari a 290 miliardi.
 
LE MISURE AGRO-AMBIENTALI  - Nella proposta iniziale della Commissione, presentata nel 2018, è previsto che almeno il 30% dei fondi per lo sviluppo rurale sia dedicato a misure relative all'ambiente e al clima, con l'aspettativa (ma non è un obbligo) che il 40% del bilancio complessivo della Pac contribuisca all'azione contro il cambiamento climatico. Oltre a questo, la Commissione proponeva di sviluppare degli "eco-schemi", dei programmi di misure agro-ambientali anche nel primo pilastro, quello dei pagamenti diretti. Nella proposta della Commissione, la partecipazione agli eco-schemi sarebbe volontaria per le aziende agricole, ma gli Stati membri dovrebbero riservare alle imprese aderenti "una parte" del totale dei pagamenti diretti. Per il Consiglio, questa parte obbligatoria dei pagamenti diretti dedicata alle misure agro-ambientali dovrebbe essere il 20% del totale del primo pilastro; il Parlamento europeo chiede invece che sia il 30 per cento. Il Parlamento, inoltre, chiede di portare al 35% la quota delle sovvenzioni del secondo pilastro dedicata alle misure ambientali e climatiche, mentre il Consiglio ha lasciato invariata la quota minima del 30% proposta dalla Commissione. Il Consiglio, però, chiede anche che gli Stati possano conteggiare nella quota dedicata agli eco-schemi del primo pilastro la parte eventualmente eccedente il 30% delle misure ambientali del secondo pilastro. Non solo: il Consiglio vorrebbe anche che i finanziamenti non impiegati con successo negli eco-schemi nei primi due anni (2023 e 2024) possano essere riassegnati comunque ai pagamenti diretti normali, non condizionati ai programmi agro-ambientali.
 
IL "SET-ASIDE" E LE "AREE CON VINCOLI NATURALI"  - Il Parlamento europeo e il Consiglio accettano che almeno il 5% della "superficie arabile" dell'Ue sia dedicata al "set-aside", cioè ad aree incolte e non produttive (siepi, stagni, margini fioriti, "bocage" etc.), libere da pesticidi e fertilizzanti, in cui costituire piccole oasi di habitat naturali. La proposta iniziale della Commissione non precisa la percentuale, ma prevede che gli Stati membri definiscano una quota minima della "superficie agricola" e non delle "zone arabili". Queste ultime costituiscono solo una parte (il 60% circa) della superficie agricola totale dell'Ue. Gli emendamenti approvati dal Parlamento aggiungono comunque che gli Stati membri dovrebbero motivare gli agricoltori, con gli incentivi appropriati, ad aumentare fino al 10% le aree non produttive dedicate alla biodiversità. I ministri chiedono anche di conteggiare la totalità delle sovvenzioni del secondo pilastro per le aziende ubicate in "aree con vincoli naturali" (zone montagnose o comunque difficili da coltivare, aree ultra periferiche, piccole isole) come spesa ambientale, anche se non finanziano misure ambientali. Il Parlamento europeo, su questo punto, chiede di conteggiare come spesa ambientale solo il 40% delle sovvenzioni nelle aree con vincoli naturali.
 
DIVERSIFICAZIONE O ROTAZIONE DELLE COLTURE - Il Consiglio non accetta poi la proposta della Commissione di rendere obbligatoria con la riforma, per le aziende agricole sovvenzionate, la rotazione delle colture, invece della loro "diversificazione" che è prevista dalla Pac attuale per rimediare all'impoverimento dei suoli derivante dalle monocolture. La differenza, dal punto di vista agronomico e ambientale, è sostanziale: la diversificazione comporta l'obbligo generico di avere almeno tre colture diverse, ciascuna delle quali deve occupare minimo il 5% e massimo il 70% delle zone arabili di un'azienda; la rotazione comporterebbe invece la sostituzione annuale delle colture nella stessa area, e l'obbligo l'uso periodico di alcuni tipi specifici di colture, in particolare le leguminose. Su questo punto, il Parlamento europeo è d'accordo con la Commissione, e insiste per introdurre nella nuova Pac l'obbligo di rotazione delle colture, al posto della loro diversificazione.
 
CONDIZIONALITA' AMBIENTALE INDEBOLITA ANCHE DAL PARLAMENTO  - Come si vede, è stato soprattutto il Consiglio a indebolire la "condizionalità ambientale" della nuova Pac. Ma su alcuni punti ci si è messo anche il Parlamento europeo. In particolare, con tre proposte che prevedono: 1) l'obbligo di spendere il 60% del totale dei sussidi in pagamenti diretti per il sostegno al reddito degli agricoltori, non legati agli obiettivi ambientali (imponendo quindi un limite massimo di spesa del 40% per le misure ambientali); 2) l'obbligo di condizionare comunque il 30% della spesa per gli eco-schemi anche a "obiettivi economici", ovvero che siano economicamente vantaggiosi per le aziende; 3) l'eliminazione, in pratica, del divieto di prosciugare le torbiere (che hanno un ruolo importante nello stoccaggio del carbonio) e di convertire in terre arabili le praterie permanenti ubicate nelle zone protette della rete "Natura 2000".