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Maxi accordo commerciale tra Cina e 14 Paesi asiatici

16 Nov 2020

Coinvolti quasi 3 mld di persone e 30% Pil mondiale. Usa esclusi
La Cina incassa una nuova vittoria strategica: la firma dell'accordo di libero scambio tra 15 Paesi dell' Asia-Pacifico che, escludendo gli Usa, diventa la più grande intesa commerciale su scala globale. Il Regional comprehensive economic partnership (Rcep) - questo il nome - coinvolge infatti circa un terzo del Pil e della popolazione mondiale, con quasi 3 miliardi di persone coinvolte. In soli quattro anni Pechino ha così ribaltato le posizioni nella regione rispetto a Washington. Il Tpp, l'accordo a 12 voluto da Barack Obama che teneva fuori la Cina e valeva il 40% del Pil mondiale in una trama transpacifica, era stato affossato da Donald Trump all'Apec del 2017 in Vietnam dopo aver conquistato la Casa Bianca, motivando il ritiro Usa in nome dell'"America First". Dopo otto anni di negoziati e su sua iniziativa, la Cina aumenta l'influenza economica grazie al Regional comprehensive economic partnership, lo schema commerciale che abbatte i dazi siglato nella videoconferenza odierna con base ad Hanoi (il Vietnam ha la presidenza di turno dell'Asean), dai leader delle 10 economie del Sudest asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam), e di quelli di Cina, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia. L'India, timorosa di un aumento del deficit commerciale con la Cina, potrebbe aderire in futuro. Per gli Stati Uniti nell'era della presidenza di Joe Biden il Rcep è un'altra chiamata, forse l'ultima, per definire strategie sul commercio durature nell'area, ritrovando un ruolo da pivot adattato ai nuovi trend.
Nel mezzo della tendenza globale al protezionismo, i Paesi partecipanti sono diventati più motivati a optare per il libero scambio dopo le turbolenze causate da Trump e dal Covid-19. L'accordo poggia su 20 capitoli di regole che vanno da commercio di beni, investimenti e commercio elettronico a proprietà intellettuale e appalti pubblici, con l'obiettivo di aumentare l'interazione economica fatta su regole in vista dell'entrata in vigore del Rcep quando i firmatari lo avranno ratificato. E' la seconda grande intesa commerciale multilaterale per l'Asia, dopo quella transpacifica (Cptpp), la versione a 11 del Tpp senza gli Usa, che ha 7 Paesi che figurano tra l'altro tra i 15 del Rcep.
Sul piano politico è significativo che si tratti della prima iniziativa del suo genere tra Cina, Giappone e Corea del Sud per quello che alcuni osservatori vedono come un passo primordiale di un'integrazione asiatica magari paragonabile all'Unione europea, con la Cina per baricentro. Secondo le stime dei firmatari, il Rcep aumenterà ricchezza e benessere in termini quantitativi seguendo non standard assoluti e vincolanti come nei trattati neoliberali, ma "flessibili". I dazi eliminati sono al 90% e non al 100%, a tutela di politiche protezionistiche dei singoli Paesi, settore agricolo in primis. Ad esempio, il Giappone taglierà il 61% delle tariffe sull'import di beni alimentari da Asean, Australia e Nuova Zealanda, il 56% dalla Cina e il 49% dalla Corea del Sud, tenendo i dazi su 5 categorie di prodotti (riso, grano, zucchero, latte e derivati, manzo e maiale) per proteggere gli operatori locali.