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(Labitalia) - BOLOGNA, 08 LUG - Agroalimentare: Nomisma, innovazione e qualità per futuro di crescita sostenibile filiere-2-

08 Jul 2022

"In uno scenario di guerra - ha spiegato Paolo De Castro presidente del Comitato scientifico di Nomisma - i consumatori chiedono agli agricoltori cibi sostenibili e di qualità. Ma in Italia per alcune filiere non è autosufficiente; mi riferisco alle filiere relative all'ortaggio, lattiero caseario, orzo, carne suina e salumi, olio di oliva, mais carne bovina, frutta in guscio. Questo comporta una significativa dipendenza dall'estero soprattutto per rispondere ad una forte crescita dell'export di food&beverage e derivati del tabacco. L'innovazione ci salverà, ma in Italia ancora poche aziende agricole, solo l'11%, investe in innovazione". D’altronde, gli obiettivi indicati dall’Europa per una neutralità climatica impongono agli agricoltori riduzioni significative entro il 2030 nell’utilizzo di agrofarmaci e antibiotici (-50%) nonché di fertilizzanti (-20%). I target della strategia 'Farm to fork' collegata al Green Deal sono ambiziosi e non certo 'a costo zero' per l’agricoltura comunitaria, visto che anche lo stesso Centro di ricerca della Commissione europea (Jrc) ha valutato come l’applicazione tout court di tali tagli nei mezzi tecnici potrebbe portare ad una riduzione della produzione agricola dell’Ue compresa tra il 10 e il 15% rispetto ai livelli attuali.
Per l'Italia è fondamentale garantire sicurezze alle proprie filiere e agli agricoltori perché, oltre a garantire l’approvvigionamento dei diversi prodotti agroalimentari, sono in grado di generare quel 'valore' richiesto dai consumatori di tutto il mondo, necessario a preservare la competitività dell’intero sistema agroalimentare nazionale. Di questo ne è convinto Stefano Vaccari, direttore generale del Crea che sottolinea come "in un momento complesso come quello attuale non dobbiamo dimenticare che l’agricoltura italiana è la prima d’Europa in termini di valore aggiunto. Noi produciamo valore, non cibo. Questo significa che innovazione e formazione sono i naturali binari per correre sul mercato mondiale. Il Crea nel 2021 ha sviluppato oltre mille progetti di ricerca, tasselli potenti di crescita per l’agroalimentare. Abbiamo ora bisogno di concentrare gli sforzi della ricerca agricola su pochi, chiari campi di azione, come la genomica, l’agricoltura di precisione, la sostenibilità e le agroenergie. Oggi le risorse pubbliche scientifiche, specie quelle del Pnrr, sono estremamente frammentate non governate dal mondo agricolo: su questo speriamo che vi sia un cambiamento di rotta”.
"Nei prossimi 12 mesi - avverte - non c'è nessun rischio di crisi alimentare a causa delle quantità prodotte, ma molti rischi sono dati dalle incertezze dei mercati finanziari". Vaccari osserva poi che "il sostegno pubblico all'agricoltura italiana proviene soprattutto dall'Unione europea e meno dallo Stato e questo penalizza le aziende agricole che non riescono a organizzarsi con l'Ue". "La vera innovazione - sostiene - è potenziare le conoscenze dell'imprenditore, creare valore vuol dire più imprenditoria; per l'imprenditore agricolo vuole dire essere ancora più dinamico sul mercato. Avere anche più consapevolezza di diventare da custode del territorio a custode del ciclo di vita".